
La suddivisione di una successione ereditaria si svolge in quattro fasi principali.
- Istituzione del certificato di notorietà
Definizione: “Il certificato di notorietà è un documento redatto, a seconda dei casi, da un pubblico ufficiale (notaio, ufficiale dello stato civile, sindaco, console) o da un magistrato, contenente dichiarazioni di più persone attestanti che un fatto è di pubblica conoscenza, vale a dire noto a un gran numero di persone e di cui esse hanno conoscenza personale . “
- Per patrimoni inferiori a 5.000 euro
Per le eredità di valore inferiore a 5.000 euro non è obbligatorio redigere il certificato di notorietà. Può essere sostituito da un certificato firmato da tutti gli eredi.
- Ruolo
È firmato da tutti gli eredi e costituisce la prova della qualità di erede. Pertanto sarà possibile con questo certificato:
- Per prelevare somme dai conti correnti bancari del defunto, fino a un limite di 5.000 euro per saldare gli atti conservativi (è necessario presentare all’istituto finanziario i documenti giustificativi quali fatture, moduli di ordine funebre o avvisi fiscali)
- Se l’importo totale detenuto dalla banca è inferiore a 5.000 euro, sarà possibile ottenere la chiusura dei conti del defunto e il pagamento dell’importo totale.
L’erede che procede con l’istituto bancario deve fornirgli i seguenti documenti:
- Certificato firmato da tutti gli eredi: Persona designata dalla legge o da un testamento per raccogliere il patrimonio di una persona deceduta
- Estratto del suo certificato di nascita
- Estratto del certificato di nascita del defunto e copia completa del certificato di morte
- Estratto del certificato di matrimonio del defunto, se era sposato al momento della morte
- Estratti dei certificati di nascita di ciascun beneficiario indicato nel certificato
- Certificato di assenza di registrazione delle disposizioni testamentarie. Questo documento può essere ottenuto presso l’Archivio centrale dei testamenti (FCDDV) o presso l’Associazione per lo sviluppo dei servizi notarili (ADSN).
- Informazioni obbligatorie
Gli eredi devono indicare nel certificato le seguenti informazioni:
- Non esiste testamento, né altri eredi del defunto
- Non esiste alcun contratto di matrimonio
- La persona che presenta l’atto è autorizzata a riscuotere, per conto degli eredi, le somme risultanti dai conti del defunto o a chiuderli.
- Non vi è alcuna controversia o contenzioso in corso in merito all’identificazione di un erede o alla composizione del patrimonio.
- Il patrimonio non comprende beni immobili: beni che non possono essere spostati (ad esempio: terreno o appartamento) o un oggetto che ne costituisce parte integrante (ad esempio: recinzione del terreno)
Tutti gli eredi devono firmare il certificato.
- Prezzo
Prezzo di produzione del certificato di assenza di registrazione delle disposizioni testamentarie. Richiesta dalla Francia: 18 euro
Richiesta da un dipartimento d’oltremare: 16,28 euro
Richiesta dall’estero: 15 euro
- Per patrimoni superiori a 5.000 euro
Il certificato di notorietà è obbligatorio per le eredità di valore superiore a 5.000 euro. Deve essere stipulato da un notaio.
- Ruolo
Permette di dimostrare il proprio status di erede e di sbloccare le somme presenti sui conti correnti bancari del defunto che superano i 5.000 euro.
Per stabilirlo, il notaio ha bisogno che i parenti del defunto gli forniscano i documenti che gli consentano di identificare i familiari interessati all’eredità (libretto di famiglia, contratto di matrimonio, sentenza di divorzio, ecc.).
Se è stato redatto un testamento e questo è conservato presso l’abitazione del defunto, è necessario presentarlo al notaio affinché ne venga fatta applicazione. Il notaio deve consultare l’archivio centrale delle ultime volontà per scoprire se il defunto ha preso qualche disposizione. (Testamento, donazione tra coniugi)
- Informazioni obbligatorie
L’atto contiene:
- L’identità del defunto
- Esistenza o assenza di disposizioni particolari in materia di successione ereditaria (testamento, donazione tra coniugi)
- Rapporto e grado di parentela di ciascun erede con il defunto
- La quota va a ciascuno degli eredi
- Accordo firmato dagli eredi per la riscossione del patrimonio del defunto
- Prezzo dell’atto di notorietà
Il certificato di notorietà costa 57,69 euro ovvero 69,23 euro tasse incluse.
- Il notaio redige una valutazione completa del patrimonio del defunto
- Uso obbligatorio del notaio
La presenza del notaio in una successione è obbligatoria quando:
- L’importo del patrimonio è superiore o uguale a 5.000 euro
- Il patrimonio comprende beni immobili (deve essere redatto il certificato di proprietà immobiliare)
- C’è un testamento o una donazione tra coniugi
- Il bilancio del patrimonio del defunto
La valutazione completa del patrimonio del defunto comprende l’identificazione e la valutazione dei beni del defunto (conti bancari, titoli, mobili, immobili, ecc.), nonché dei debiti.
Gli eredi devono fornirgli tutti i documenti (atti di proprietà, estratti conto bancari, libretti di risparmio, fatture, proposte di prestito) che consentano di valutare il patrimonio ereditario e di indicare le diverse operazioni effettuate in passato dal defunto (acquisti, vendite, permute, costituzione di società, donazioni, ecc.). Il notaio può consultare il fascicolo FICOBA per ottenere informazioni sui conti bancari aperti a nome del defunto e il fascicolo FICOBIE, previo mandato di un potenziale beneficiario, per identificare i contratti di assicurazione sulla vita stipulati dal defunto a favore degli eredi.
Il notaio redige una semplice dichiarazione patrimoniale oppure un inventario.
- Il notaio svolge le formalità ipotecarie e fiscali legate al decesso
Tali formalità includono:
- La redazione e la pubblicazione presso il Catasto di un certificato immobiliare per gli edifici, entro un mese e al massimo entro quattro mesi dal giorno in cui è stato richiesto al notaio (decreto 55-22, 4 gennaio 1955, art. 33). Il certificato non è necessario se il notaio redige e pubblica un atto di divisione entro dieci mesi dalla morte (D.55-22, 4 gennaio 1955, art.29, al.4).
- La redazione della dichiarazione di successione, documento obbligatorio anche se non vi è alcun obbligo di pagamento. In via eccezionale, gli eredi diretti, il coniuge superstite o il partner civile superstite non sono tenuti a presentare la dichiarazione di successione quando il patrimonio lordo dell’eredità è inferiore a 50.000 euro (3.000 euro per le eredità fuori linea diretta) e non hanno precedentemente beneficiato di una donazione o di un lascito manuale del defunto non registrati o dichiarati.
- Presentazione della dichiarazione e, se del caso, pagamento dell’imposta di successione all’ufficio delle imposte entro 6 mesi dal decesso (un anno se il decesso è avvenuto all’estero)
- L’eventuale richiesta di pagamento differito o frazionato dei diritti.
In questa fase delle operazioni, gli eredi possono decidere se dividere o meno i beni, in tutto o in parte.
- Il notaio redige l’atto di divisione dei beni ereditari
Gli eredi possono decidere di non condividere: restano allora in “proprietà congiunta”. Se intendono rendere permanente la comproprietà, è consigliabile organizzarne la gestione in un accordo notarile: durata (limitata a 5 anni e rinnovabile), diritti e doveri di ciascuna parte, designazione di un eventuale mandatario.
Se la comproprietà viene ritenuta troppo restrittiva, gli eredi possono decidere di condividere i beni in tutto o in parte. In linea di principio, la condivisione può essere avviata in qualsiasi momento.
In caso di persistente disaccordo (ad esempio sulla composizione dei lotti o sulla loro valutazione), il notaio non può dirimere la controversia tra gli eredi, che devono quindi rivolgersi al tribunale civile. Ciò comporta ritardi e costi aggiuntivi.
Formalità e procedure particolari per un’eredità
Se tra gli eredi è presente un minore o un adulto tutelato, potrebbe essere necessario convocare il consiglio di famiglia, consultare il giudice tutelare o il giudice del tribunale della famiglia oppure ottenere la loro autorizzazione.
Per alcuni asset è necessario completare procedure specifiche (imprese, attività agricole, società le cui attività devono essere mantenute o trasferite)
Se stai cercando uno o più eredi o legatari, potrebbe essere necessario consultare un genealogista.
Potrebbe essere necessaria la nomina di un esperto o di un amministratore giudiziario.
Accettazione e rifiuto di un’eredità
L’erede è libero di accettare o rifiutare l’eredità. Ha un periodo di 10 anni per esercitare la sua opzione, a meno che un creditore della successione, un coerede, un erede di grado successivo o lo Stato non lo citino tramite ufficiale giudiziario per prendere posizione (tale citazione può essere effettuata solo dopo un periodo di 4 mesi dalla morte).
Coloro che devono ereditare hanno tre opzioni a disposizione:
- Accettazione pura e semplice che comporta per l’erede l’obbligo di pagare tutti i debiti del defunto senza limitazioni, anche con il proprio patrimonio;
- Accettazione fino alla concorrenza del patrimonio netto, che ha l’effetto di limitare il pagamento dei debiti dell’eredità da parte dell’erede alla quota che riceve nell’eredità;
- La rinuncia alla successione. In questo caso l’erede viene considerato come se non fosse mai stato tale. Non riceve alcuna proprietà ma in cambio non deve pagare i debiti della persona defunta.
Diritti e obblighi degli eredi
Prima di effettuare la loro scelta, gli eredi possono compiere “ atti puramente conservativi o di vigilanza e atti di amministrazione provvisoria ” (esempi: pagamento di canoni di locazione o imposte dovute dal defunto) senza essere considerati come accettanti l’eredità, cioè senza rischiare di sopportare personalmente i debiti (articolo 784 del codice civile).
In caso di accettazione pura e semplice dell’eredità e di scoperta di un debito sconosciuto all’erede, che minaccia gravemente il suo patrimonio, il tribunale giudiziario può liberarlo in tutto o in parte dall’obbligo di pagamento (articolo 786 del codice civile). L’erede deve proporre l’azione entro cinque mesi dal giorno in cui ha avuto conoscenza dell’esistenza del debito.
Per quanto riguarda la gestione dei beni comuni:
- La regola della maggioranza dei due terzi sostituisce quella dell’unanimità per le decisioni più semplici, ad esempio: la vendita di mobili per pagare debiti o la stipula di un contratto di locazione di un immobile ( articolo 815-3 del codice civile );
- Un rappresentante può essere scelto di comune accordo dagli eredi, che possono essere uno di loro o una terza persona. Il giudice può anche nominare un comproprietario come amministratore della comproprietà ( articolo 815-6 del codice civile );
- In caso di grave disaccordo tra gli eredi, può essere nominato un rappresentante legale, con i poteri che il tribunale decide di affidargli, che possono estendersi fino alla vendita dei beni ereditari ( articolo 813-1 del codice civile ).
Qual è la scadenza per l’apertura della tenuta? (Quando si apre la successione?)
La successione inizia al momento della morte. Il regime fiscale applicabile all’eredità sarà quello vigente alla data del decesso risultante dall’atto di morte. ( Articolo 720 del Codice Civile )
Nel caso in cui la data del decesso non possa essere provata (ad esempio in caso di scomparsa), l’apertura della successione sarà effettuata a partire dalla data dell’atto di stato civile attestante il decesso e non dalla data della scomparsa.
Qual è il limite di tempo per la liquidazione di una successione?
Gli eredi hanno a disposizione 6 mesi per completare la dichiarazione di successione e pagare l’imposta di successione. In caso di ritardo nel pagamento sono dovuti all’erario interessi pari allo 0,20% al mese e una penale del 10% a partire dal 13° mese successivo al decesso.
Quando si eredita, esiste quella che viene chiamata l’opzione di ereditarietà. Si può semplicemente accettare l’eredità, accettare l’eredità fino alla concorrenza del patrimonio netto oppure rinunciare all’eredità. ( Articoli 768 a 781 del CC)
Dall’apertura della successione, gli eredi hanno 4 mesi di tempo per esercitare l’opzione ereditaria. Durante questo periodo nessuno può obbligare un erede a fare una scelta.
Se entro questo periodo di 4 mesi non viene effettuata alcuna scelta, un creditore del patrimonio, un coerede, un erede di grado successivo o persino lo Stato possono costringere l’erede a effettuare una scelta. Da quel momento in poi, l’erede avrà 2 mesi di tempo per effettuare una scelta o chiedere al giudice un termine supplementare. In mancanza di scelta, si riterrà che l’erede abbia puramente e semplicemente accettato l’eredità.
Se nessuno obbliga l’erede a fare una scelta, ha al massimo 10 anni per decidere. Trascorso tale termine, si considererà che egli abbia rinunciato alla successione.
- Accettazione pura e semplice (articoli da 782 a 786 del CC)
Quando accettiamo semplicemente l’eredità, riceviamo una quota dell’eredità, ma dobbiamo anche pagare i debiti del defunto nei limiti dei nostri diritti successori (riceviamo ¼ dell’eredità, paghiamo ¼ dei debiti). (Articolo 1320 del CC)
Se si scopre che il debito è significativo, è possibile presentare domanda al tribunale per essere liberati in tutto o in parte. In questo caso devono essere soddisfatte due condizioni:
- Avere legittime ragioni per ignorare l’esistenza del debito al momento dell’accettazione della successione
- Il pagamento del debito rischia di danneggiare gravemente il nostro patrimonio
Il sequestro del creditore giudiziario deve avvenire entro 5 mesi dal giorno in cui è stato scoperto il debito.
Quando si accetta l’eredità in modo puro e semplice, non si può più rinunciare all’eredità, né accettarla fino alla concorrenza del patrimonio netto.
- Nel caso di un erede minorenne
L’opzione ereditaria spetta o al genitore/ai genitori titolari della potestà genitoriale o al tutore, previo accordo del consiglio di famiglia, quando il minore è posto sotto tutela.
Per accettare l’eredità per conto del minore, è necessario chiedere l’autorizzazione al giudice del tribunale della famiglia che esercita le funzioni di giudice tutelare dei minori. La domanda deve essere compilata utilizzando il modulo disponibile sul sito web del servizio pubblico.
La domanda deve essere depositata o inviata alla cancelleria del Jaf che esercita le funzioni di giudice tutelare dei minori del tribunale del domicilio dell’erede.
Nota: Nel caso in cui il minore venga posto sotto tutela, l’autorizzazione del giudice tutelare dei minori può sostituire l’autorizzazione del consiglio di famiglia se il valore dei beni è inferiore a 50.000 euro.
Una volta ricevuta la decisione di autorizzazione del Jaf, la persona responsabile può semplicemente accettare l’eredità per conto del minore.
- In caso di erede adulto protetto
- Adulto sotto tutela
Il tutore dell’adulto posto sotto tutela può semplicemente accettare l’eredità senza l’autorizzazione del giudice, a condizione che il valore dei beni ereditari sia chiaramente superiore all’ammontare dei debiti ereditari. Per fare ciò, il tutore deve ottenere un certificato dal notaio incaricato della gestione della successione.
Negli altri casi è necessario compilare una richiesta di autorizzazione all’accettazione pura e semplice della successione al giudice delle controversie per la tutela, utilizzando un modulo reperibile sul sito web del servizio pubblico. La domanda deve poi essere depositata o inviata alla cancelleria del giudice del contenzioso in materia di protezione del tribunale del domicilio dell’adulto protetto.
Una volta ricevuta la decisione di autorizzazione del giudice, il tutore può semplicemente accettare l’eredità per conto dell’adulto sotto tutela.
- Adulto sotto tutela
Per l’accettazione pura e semplice di un’eredità da parte di un maggiorenne sottoposto a tutela non è necessario richiedere l’autorizzazione del giudice delle controversie per la tutela. L’adulto sotto tutela può semplicemente accettare l’eredità con l’assistenza del suo tutore.
- Adulto con autorizzazione della famiglia
La persona autorizzata di un erede maggiorenne tutelato deve presentare al giudice delle controversie sulla tutela una richiesta di autorizzazione per l’accettazione pura e semplice della successione, utilizzando un modulo disponibile sul sito web del servizio pubblico. La domanda deve poi essere inviata o depositata presso la cancelleria del giudice del contenzioso in materia di protezione del tribunale del domicilio dell’adulto protetto.
Una volta ricevuta l’autorizzazione, la persona autorizzata può semplicemente accettare l’eredità per conto dell’adulto titolare dell’autorizzazione familiare.
L’accettazione pura e semplice può assumere due forme: espressa o tacita
Esprimere: è scritto. Può essere fatto mediante atto sottoscritto da persona privata mediante atto autentico.
Tacito: l’intenzione può essere rivelata se vengono compiuti determinati atti o passi. Ad esempio, quando si vende un bene facente parte di un patrimonio, ciò costituisce un’accettazione pura e semplice in via tacita. Tuttavia, non tutte le azioni costituiscono accettazione, come ad esempio il pagamento dell’assicurazione sulla casa o la riscossione dell’affitto.
- Accettazione fino alla concorrenza del patrimonio netto ( artt. 787 a 803 del Codice Civile )
L’accettazione fino alla concorrenza del patrimonio netto significa che l’erede non paga i debiti che superano il valore del patrimonio del defunto. I beni personali dell’erede sono protetti.
Quando si accetta l’eredità fino alla concorrenza del patrimonio netto, non è più possibile rinunciare all’eredità. D’altro canto, si può semplicemente accettare l’eredità se si riscontra che il valore dei beni trasferiti è superiore ai debiti.
- Nel caso di un erede minorenne
La scelta dell’opzione ereditaria spetta al genitore o ai genitori titolari della potestà genitoriale oppure al tutore, previo accordo del consiglio di famiglia, quando il minore è posto sotto tutela.
- Nel caso di un erede adulto protetto
L’erede fa la dichiarazione di accettazione dell’eredità “fino a concorrenza del patrimonio netto” in caso di tutela o autorizzazione familiare. In caso di tutela, spetta al tutore dell’erede attuarla.
Nota: se alcuni eredi hanno accettato l’eredità direttamente e altri l’hanno accettata fino alla concorrenza del patrimonio netto, le regole dell’accettazione fino alla concorrenza del patrimonio netto si applicano a tutti gli eredi fino al giorno della divisione dell’eredità.
Quando si decide di accettare l’eredità fino a concorrenza del patrimonio netto, è necessario fare una dichiarazione (a), un inventario (b) e saldare i debiti (c).
- La dichiarazione
L’accettazione deve essere dichiarata fino a concorrenza del patrimonio netto su carta semplice o tramite apposito modulo.
- Per le tenute aperte dopo ottobre 2017
È possibile inviare o depositare la dichiarazione di accettazione fino a concorrenza del patrimonio netto presso la cancelleria del tribunale dell’ultimo domicilio del defunto oppure presso il notaio.
La dichiarazione deve essere pubblicata sul Bodacc, che consente di informare i creditori del defunto. Le spese di pubblicazione pari a 16 euro sono a carico dell’Eredità. Inoltre, entro un mese dal deposito della dichiarazione presso la cancelleria del tribunale, deve essere pubblicato un avviso nel bollettino degli avvisi legali. Il giornale rilascia un certificato di pubblicazione o una copia del giornale, necessario per comprovare l’avvenuta pubblicazione e per svolgere altre procedure.
- Per le tenute aperte prima di ottobre 2017
Bisogna seguire la stessa procedura, ma la dichiarazione può essere depositata o inviata solo alla cancelleria del tribunale dell’ultimo domicilio del defunto.
- L’inventario
Bisogna chiedere a un notaio o a un commissario del tribunale di redigere un inventario del patrimonio. Ciò consente di stimare il patrimonio e i debiti del defunto.
Lo depositò presso la cancelleria del tribunale entro 2 mesi dalla dichiarazione di accettazione. Il giudice può concedere un termine supplementare.
ATTENZIONE: se l’inventario non viene depositato entro il termine stabilito, si considera che l’erede abbia accettato puramente e semplicemente l’eredità.
La cancelleria del tribunale pubblica l’inventario su Bodacc. Questa pubblicazione consente di informare i creditori del defunto. Le spese di pubblicazione sono a carico dell’Eredità e devono essere pagate in anticipo.
I creditori e i legatari di somme di denaro possono consultare l’inventario e ottenerne una copia.
- Liquidazione dei debiti
A partire dalla pubblicazione della dichiarazione, i creditori hanno 15 mesi di tempo per reclamare quanto spetta loro. Devono notificare la loro richiesta al domicilio dell’erede che accetta l’eredità o del notaio incaricato della liquidazione dell’eredità.
Entro questo stesso periodo di 15 mesi è possibile conservare o vendere i beni ereditari.
È anche possibile chiedere al giudice di nominare un agente che gestisca i beni ereditari per vostro conto e saldi i debiti.
- Rinuncia (artt. 804-808 CC)
Una volta che un erede rinuncia alla successione, è considerato come se non fosse mai stato un erede.
Quando si rinuncia all’eredità, è possibile cambiare idea e semplicemente accettarla. Devono essere soddisfatte 2 condizioni:
- Un altro erede (o lo Stato) non deve aver nel frattempo accettato questa successione
- L’accettazione dell’eredità deve essere effettuata entro 10 anni dalla sua apertura.
- Nel caso di un erede minorenne
La scelta dell’opzione ereditaria spetta al genitore o ai genitori titolari della potestà genitoriale oppure al tutore, previo accordo del consiglio di famiglia, quando il minore è posto sotto tutela.
La rinuncia all’eredità da parte di un minorenne richiede l’autorizzazione del giudice della famiglia che esercita le funzioni di giudice tutelare dei minori. È necessario compilare la domanda, reperibile sul sito web del servizio pubblico, e poi presentarla o inviarla alla cancelleria del Jaf che esercita le funzioni di giudice tutelare dei minori del tribunale del domicilio del responsabile. Ricevuta l’autorizzazione, il responsabile potrà rinunciare all’eredità per conto del minore, presentando una dichiarazione di rinuncia.
Nota: Nel caso in cui il minore venga posto sotto tutela, l’autorizzazione del giudice tutelare dei minori può sostituire l’autorizzazione del consiglio di famiglia se il valore dei beni è inferiore a 50.000 euro.
- Nel caso di un erede adulto protetto
- Adulto sotto tutela
Il tutore deve chiedere l’autorizzazione al giudice del contenzioso sulla tutela. Deve essere depositato o inviato alla cancelleria del giudice delle controversie di protezione del tribunale del domicilio dell’adulto protetto.
Una volta ricevuta l’autorizzazione, il tutore deve compilare la dichiarazione di rinuncia all’eredità.
- Adulto sotto tutela
L’adulto sottoposto a tutela compila una dichiarazione di rinuncia all’eredità senza richiedere l’autorizzazione del giudice delle controversie per la tutela.
- Adulto con autorizzazione della famiglia
La persona autorizzata di un adulto posto sotto autorizzazione familiare deve richiedere l’autorizzazione al giudice delle controversie sulla protezione. Deve essere depositato o inviato alla cancelleria del giudice delle controversie per la tutela del domicilio dell’adulto protetto. Una volta ottenuta l’autorizzazione, la persona autorizzata deve presentare una dichiarazione di rinuncia alla successione.
Per le proprietà aperte dopo ottobre 2017, è necessario compilare una dichiarazione utilizzando un modulo. Deve essere indirizzato o depositato presso la cancelleria del tribunale dell’ultimo domicilio del defunto oppure presso un notaio.
Per le successioni aperte prima di novembre 2017, è necessario compilare una dichiarazione utilizzando un modulo, che però deve essere inviato o depositato presso la cancelleria del tribunale dell’ultimo domicilio del defunto.
Come viene determinato lo status di erede?
- Prova di eredità
Articolo 724 del Codice civile: “ Gli eredi designati dalla legge sono sequestrati di pieno diritto nei beni, nei diritti e nelle azioni del defunto .
I legatari e i donatari universali sono pignorati secondo le modalità previste dal titolo II del presente libro.
In loro assenza, la successione è acquisita dallo Stato, che deve esserne investito . »
Per ereditare, bisogna essere presenti al momento della morte e non esserne indegni.
Articolo 725 del Codice civile : “ Per avere diritto di successione, bisogna esistere al momento dell’apertura della successione o, essendo già stato concepito, essere nato vitale.
Può succedere la persona la cui assenza è presunta ai sensi dell’articolo 112 .
Articolo 726 : “ Sono indegni di successione e, come tali, esclusi dalla successione:
1° Chiunque è condannato, come autore o complice, ad una pena penale per aver volontariamente cagionato o tentato di cagionare la morte di una persona deceduta;
2° Chiunque è condannato, come autore o complice, ad una pena penale per aver volontariamente inflitto percosse o commesso violenza o percosse che hanno cagionato la morte del defunto senza l’intenzione di cagionarla. »
Articolo 727 : “ Possono essere dichiarati indegni di successione:
1° Chiunque è condannato, come autore o complice, ad una pena correzionale per aver volontariamente cagionato o tentato di cagionare la morte di una persona deceduta;
2° Chiunque è condannato, come autore o complice, ad una pena correzionale per aver volontariamente commesso violenza che ha causato la morte della persona defunta senza l’intenzione di cagionarla;
2° bis Chiunque è condannato, come autore o complice, ad una pena penale o correttiva per aver commesso torture e atti di barbarie, violenza volontaria, stupro o violenza sessuale su una persona deceduta;
3° Chiunque sia condannato per falsa testimonianza resa contro il defunto in un procedimento penale;
4° Chiunque è condannato per essersi volontariamente astenuto dall’impedire un crimine o un delitto contro l’integrità fisica del defunto, da cui derivasse la morte, quando avrebbe potuto farlo senza pericolo per sé o per terzi;
5° Chiunque è condannato per calunnia contro una persona defunta, quando per i fatti denunciati sia incorso in una pena penale.
Possono essere dichiarati indegni di successione anche coloro che hanno commesso gli atti di cui ai numeri 1° e 2° e contro i quali, a causa della loro morte, non ha potuto essere promossa l’azione pubblica o si è estinta. »
Articolo 727-1: “ La dichiarazione di indegnità prevista dall’articolo 727 è pronunciata dopo l’apertura della successione dal tribunale giudiziario su richiesta di un altro erede. La domanda deve essere presentata entro sei mesi dal decesso se la sentenza di condanna o di colpevolezza è anteriore al decesso, oppure entro sei mesi da tale sentenza se è successiva al decesso.
In assenza di eredi, la richiesta può essere avanzata dal pubblico ministero . »
Art. 728: « Il successore colpito da una causa di indegnità prevista dagli articoli 726 e 727 non è escluso dalla successione quando il defunto, dopo i fatti e dopo averne avuto conoscenza, abbia manifestato, con espressa dichiarazione di volontà in forma di testamento, di voler conservare i suoi diritti ereditari o gli abbia fatto una donazione universale o universale. »
Articolo 729 : “ L’erede escluso dalla successione per indegnità è tenuto a restituire tutti i frutti e tutte le rendite di cui ha goduto dopo l’apertura della successione. »
Articolo 729-1: “ I figli degli indegni non sono esclusi per colpa del loro autore, sia che giungano alla successione del loro capo, sia che vi giungano per effetto della rappresentanza; ma l’indegno non può in nessun caso reclamare sui beni di questa successione il godimento che la legge accorda ai padri e alle madri sui beni dei figli. »
Per avere la qualità di erede è inoltre necessario fornire la prova di ciò, che può essere accertata con qualsiasi mezzo. Lo scopo della prova della qualità di erede è quello di garantire la determinazione dei successori al fine di procedere alla sistemazione del patrimonio ereditario in totale sicurezza. Ciò consente anche di rispettare i diritti degli eredi legittimari (articolo 912 CC).
Art. 730 CC: “La prova della qualità di erede è costituita con qualsiasi mezzo.
Non sono derogate le disposizioni o le prassi relative al rilascio di certificati di proprietà o di successione da parte delle autorità giudiziarie o amministrative. »
La pratica è diventata un’usanza, quella di richiedere il certificato di morte del defunto .
La successione testamentaria facilita la prova dell’appartenenza all’eredità, poiché è sufficiente produrre il testamento che stabilisce gli eredi per provarne la qualità.
La successione legale si basa su legami di parentela o di matrimonio, il che può complicare l’accertamento della prova dell’eredità. Tale prova può provenire da certificati di nascita, certificati di matrimonio o qualsiasi altro documento legale che stabilisca il legame di filiazione con il defunto .
Articolo 731 CC : “ L’eredità è devoluta per legge ai genitori e al coniuge avente diritto all’eredità del defunto alle condizioni definite qui di seguito. »
- L’atto di notorietà
La complessità della dimostrazione della parentela ha portato la pratica a sviluppare la tecnica dell’atto di notorietà. Per ricevere il certificato di notorietà, l’erede deve esibire un documento d’identità, il libretto di famiglia del defunto e la prova del decesso.
In caso di rapporto matrimoniale, il notaio può richiedere il contratto di matrimonio, nonché un documento attestante l’assenza di testamento. La pratica dell’atto di notorietà è necessaria solo se gli eredi non risultano designati con atto testamentario valido, il quale prevarrà su ogni altro documento che stabilisca la successione (Cass. Civ. 1° febbraio 12, 2020/ n°19-11.668).
Menziona anche i doni a causa di morte che possono avere un impatto sulla devoluzione del patrimonio. Si tratterà di lasciti universali o universali, ma non di lasciti specifici. Il certificato di notorietà deve essere menzionato nell’atto di morte (CA Reims, Ch. Civile 01 sect. II 18 maggio 2018, n°17/02571).
Il certificato di notorietà conferisce solo una presunzione semplice della qualità di erede.
Articolo 730-3 CC : “ Il certificato di notorietà così redatto è autentico fino a prova contraria.
Si presume che la persona che lo rivendica abbia diritti ereditari nella proporzione ivi indicata. »
In caso di controversia sulla qualità di erede, è colui che contesta la qualità di erede a dover fornire la prova del difetto. L’atto di notorietà conferisce ai suoi beneficiari l’apparenza della qualità di erede nei confronti dei terzi.
Articolo 730-4 CC : “ Gli eredi designati nell’atto di notorietà o il loro rappresentante comune sono considerati, nei confronti dei terzi detentori di beni della successione, come aventi libera disponibilità di tali beni e, se si tratta di fondi, nella proporzione indicata nell’atto. »
- Il titolo dell’inventario
Il titolo dell’inventario è “il preambolo dell’inventario in cui vengono specificati l’identità, la qualità e l’estensione dei diritti successori delle persone che richiedono l’inventario. Il presente documento può quindi essere utilizzato dagli interessati come documentazione di supporto quando devono dimostrare la loro qualità di successori. » (Diritto di proprietà della famiglia Dalloz)
Il titolo d’inventario è parte del documento ereditario contenente l’inventario dei beni del defunto. Può essere redatto da un notaio, ma anche da un banditore o da un ufficiale giudiziario (commissario del tribunale), su richiesta degli eredi.
Nell’intestazione del documento, il pubblico ufficiale indica quali eredi hanno richiesto la redazione dell’inventario. Dopo la verifica, nel preambolo vengono menzionati la qualità (rapporto esatto dell’erede o del legatario universale o del titolo universale) e i diritti successori degli interessati.
Ha gli stessi effetti dell’atto di notorietà. Consente di stabilire una presunzione semplice di erede, ma anche di erede apparente, nei confronti dei terzi (Cass. Civ. 1ère, 17 aprile 2019, n. 18-16293).
- Il certificato di eredità
Si tratta di un certificato di proprietà dei beni mobili del patrimonio ereditario. Può essere costituito dal sindaco, dal notaio o dal giudice monocratico, su istanza di un erede nel caso di piccole successioni senza beni immobili.
Permette di entrare in possesso di debiti pubblici o privati o di titoli nominativi (azioni, obbligazioni, rendite statali) senza dover ricorrere ad atti costosi come l’atto di notorietà o il titolo di inventario.
Attribuisce agli eredi la qualità di eredi legittimi, ma i suoi effetti sono limitati alla restituzione del bene di cui certifica la proprietà.
Può essere rilasciato solo per patrimoni non superiori all’importo fisso di 5.335 euro e non contenenti beni immobili. Il sindaco, che ha solo il potere di rilasciare il certificato, nella maggior parte dei casi si rifiuta di rilasciarlo.
C’est dans ce contexte que le législateur a instauré, en 2015, « un mode de preuve simplifiée de la qualité d’héritier, l’attestation de l’ensemble des héritiers pour les successions modestes afin de permettre d’apurer le passif successoral et de percevoir les sommes détenues sur les comptes bancaires du défunt dans la limite de 5000 euros revalorisés annuellement en fonction de l’indice INSEE des prix à la consommation hors tabac » (C. mon. fin., art. L. 312-1-4 ; Arr. du 7 mai 2015, NOR: FCPT1508536A).
- La preuve de la qualité d’héritier au cours d’une action en justice
Il peut être nécessaire d’établir sa qualité d’héritier dans le cadre d’une action en justice. Quant on conteste la qualité d’un héritier, le demandeur à l’action devra prouver qu’il est plus proche du défunt que l’héritier dont il conteste la qualité.
Cette action se nomme « action en pétition d’hérédité ». Elle est nécessaire lorsque certains biens de la succession sont en la possession d’un tiers qui refuse leur remise aux héritiers parce qu’il s’estime héritier à leur place. Les héritiers exercent alors une action afin de se faire reconnaître la qualité d’héritier.
Cette action est définie par le Dalloz Action patrimoniale de la Famille comme l’action « par laquelle un héritier, quel qu’il soit, successeur universel ou à titre universel, légataire, ou institué contractuel, entend faire reconnaître sa qualité à l’encontre d’un tiers détenteur d’un bien héréditaire qui prétend y avoir droit également en qualité de successeur. Le contentieux a pour objet la dévolution successorale, la qualité de successeur universel et la propriété des biens héréditaires qui y est liée » (Dalloz Action Droit patrimonial de la famille – Chapitre 249 – Preuve de la qualité d’héritier – Christophe Vernières ; Michel Grimaldi – 2018-2019)
Le but étant de se faire reconnaître héritier à la place d’un autre. Aucun texte ne règlemente cette action. Au fil du temps, certaines règles se sont imposées en pratique.
En cas de succession légale, pour exercer le recours, la personne doit prouver son lien de parenté avec le défunt auprès d’un juge.
En cas de succession volontaire, la preuve des droits se fait par la production du testament. Le succès de l’action entraine deux types d’effets :
- Effet entre les parties : le défendeur est obligé de restituer tous les biens successoraux au véritable héritier.
S’il est de bonne foi, l’héritier sera amené à restituer les biens sans être responsable de leur éventuelle dégradation, mais il pourra conserver les fruits qu’il a perçus de ces derniers jusqu’à l’introduction de l’action. En cas d’aliénation des biens, il ne devra restituer que le prix de vente.
S’il est de mauvaise foi, il se doit de restituer non seulement les biens en état en étant responsable de leur détérioration, mais également les fruits y afférent. En cas d’aliénation, il devra restituer la valeur des biens et non le prix de vente.
- Effetto sui terzi della successione: i terzi sono tutelati da questo tipo di azioni e non sono responsabili dell’errata determinazione degli eredi.
Per l’acquisto dei mobili, essi beneficiano della tutela dell’articolo 2276 del codice civile, secondo cui “il possesso è titolo”. Il semplice possesso fisico del bene da parte di terzi costituirà un atto di proprietà, fino a prova contraria.
Per l’acquisto di beni immobili, i terzi in buona fede beneficiano della tutela della teoria dell’erede apparente, se hanno acquistato l’immobile a titolo oneroso da un detentore che aveva le sembianze del successore del defunto proprietario dell’immobile.
Come fa il notaio a trovare gli eredi?
Grazie al testamento, grazie ai documenti ufficiali forniti dai parenti del defunto come il libretto di famiglia, il certificato di matrimonio, ecc. Se l’entità del patrimonio è sufficiente, il notaio può rivolgersi a genealogisti per trovare gli eredi di più gradi.
Dal momento della morte fino alla liquidazione, chi rappresenta gli eredi? Proprietà congiunta? Notaio?
Quando vi sono più eredi, ciascuno di essi è pignorato per l’intero patrimonio fino alla divisione e non solo per i diritti che potrebbe vantare.
Gli eredi possono nominare un agente per gestire il patrimonio. Può essere designato tra gli eredi oppure può trattarsi di una persona completamente diversa: in tal caso si parla di mandato convenzionale. In caso di blocco nella liquidazione dell’eredità o se un erede ha accettato l’eredità fino alla concorrenza del patrimonio netto, questi può essere designato dal giudice. Si parla allora di mandato successorio giudiziale. (Designazione, ruolo, durata vedi sotto)
Altrimenti, ogni erede rappresenta se stesso nella successione.
Come vengono identificati gli eredi?
Sia per legge che per testamento.
- Devoluzione legale
In mancanza di testamento, l’articolo 734 del Codice Civile prevede che la successione segua un ordine particolare.
Gli eredi destinati a ricevere i beni del defunto sono il coniuge e i familiari. Il coniuge superstite è il coniuge superstite non divorziato (articolo 732 CC). La famiglia è classificata in quattro ordini: i figli del defunto, i genitori e i fratelli e sorelle del defunto, gli ascendenti diversi dai genitori e infine gli altri parenti collaterali come zii, zie, cugini e cugine. Ogni ordine esclude l’ordine successivo.
Esiste un principio di rappresentanza ereditaria; gli articoli 751 e seguenti del CC consentono la rappresentanza ereditaria. Si tratta di una finzione giuridica che consente all’erede, se deceduto, di farsi rappresentare dai suoi discendenti. Pertanto, se i figli del defunto sono morti, i beni possono essere lasciati in eredità ai suoi nipoti.
Nell’ordine di devoluzione, gli eredi vengono poi classificati in base al grado di parentela. Prevale la regola della prossimità di grado. Gli eredi dello stesso grado avranno una quota uguale del patrimonio.
- Testamento
Il patrimonio può essere distribuito in modo diverso quando il defunto decide di fare testamento. Si tratta di un atto giuridico che consente di pianificare la ripartizione dei beni tra i diversi legatari. Può essere modificato o revocato in qualunque momento prima della morte ( articolo 895 del CC ). La persona deve essere sana di mente al momento della stesura del testamento ( articolo 901 del Codice civile ). Sono esclusi i minori di 16 anni e gli adulti sotto tutela.
Il testamento può essere olografo, cioè redatto solo dal testatore. L’articolo 970 del CC specifica che, per essere valido, deve essere scritto per intero a mano, datato e sottoscritto dal testatore. Pertanto, il testatore non può dettare la propria volontà a un’altra persona. “La grafia del testatore deve essere riconoscibile, nonostante eventuali segni di assistenza materiale che una terza parte potrebbe aver fornito. (Cass. Civ. 1° , 15 giugno 2017, n. 16-21069). Non è soggetto ad alcuna condizione formale.
Il testamento può anche essere autentico. A tal fine, gli articoli 971 e seguenti indicano i termini del testamento autentico. Il testamento è autentico quando è dettato davanti a un notaio e due testimoni o davanti a due notai. Deve poi essere firmato dal testatore, dal/dai notaio/i e dagli eventuali testimoni. Il notaio conserva questo testamento e lo registra nell’archivio centrale delle ultime volontà.
L’articolo 1002 del CC distingue tre tipi di potenziali legati:
- Il legato universale, che consente di lasciare in eredità tutti i beni a una sola persona, allora chiamata legatario universale
- Il lascito universale, che consente a una persona di lasciare in eredità una parte specifica dei beni, come la metà dei beni o una categoria di beni
- Il legato specifico, che consente di lasciare in eredità un bene specifico a una persona, il legatario specifico
In linea di principio, il testatore ha libertà di scelta dei beneficiari del patrimonio. Questa libertà è però regolamentata. Non è possibile diseredare completamente i propri discendenti o il coniuge se il defunto non lascia discendenti. Questa è la riserva ereditaria. L’articolo 913 del CC prevede quindi che metà dell’eredità sia riservata al figlio unico, due terzi se i figli sono due e tre quarti se i figli sono tre. L’articolo 914-1 del CC riserva un quarto del patrimonio al coniuge superstite in assenza di discendenti. La quota che non rientra nella riserva ereditaria è detta quota disponibile. Il testatore può disporne liberamente.
Come vengono determinati i beni del defunto?
La massa divisibile comprende i beni esistenti all’apertura della successione, o quelli ad essi surrogati, e di cui il defunto non ha disposto a causa della morte, nonché i frutti ad essi relativi.
Ad esso si aggiungono i valori soggetti a dichiarazione o a riduzione, nonché i debiti dei comproprietari verso il defunto o verso la comproprietà.
Se esiste un regime di proprietà congiunta, cosa succede in mancanza di accordo e come si può superare questo problema? Rappresentante?
Prima della divisione, quando gli eredi non riescono a raggiungere un accordo, ricorreranno alla divisione giudiziale (vedi sotto).
L’articolo 815-4 del CC prevede che ” Se uno dei comproprietari non è in grado di esprimere la propria volontà, un altro può essere autorizzato dal tribunale a rappresentarlo, in generale o per determinati atti specifici, le condizioni e l’estensione di tale rappresentanza sono stabilite dal giudice. In assenza di potere di legge, di mandato o di autorizzazione dell’autorità giudiziaria, gli atti compiuti da un comproprietario in rappresentanza dell’altro hanno efficacia nei confronti di quest’ultimo, secondo le norme di gestione aziendale .
In questo caso, un altro comproprietario può rivolgersi alla Corte di giustizia per essere autorizzato a rappresentare la persona che non è in grado di esprimere la propria volontà. Per questa richiesta di rappresentanza del comproprietario, il tribunale dovrà autorizzare detta rappresentanza nella misura che riterrà opportuna: un unico atto, più atti… In breve, uno dei comproprietari darà il suo consenso al posto di quello impedito. Quest’ultimo avrà tuttavia la qualifica di parte dell’atto.
Dopo la divisione, se decide di rimanere comproprietario…
Come viene rappresentata la comproprietà davanti ai tribunali ?
La comproprietà è la situazione giuridica di più persone che detengono congiuntamente un diritto della stessa natura sullo stesso bene o insieme di beni, senza che vi sia alcuna divisione materiale delle loro quote.
Forma di appropriazione plurale, è caratterizzata dal fatto che ciascun comproprietario esercita diritti privati su una frazione astratta dei beni, denominata quota, e diritti concorrenti con quelli dei comproprietari sui beni stessi. In quanto titolare esclusivo della sua quota indivisa, il comproprietario può disporne liberamente e può agire in giudizio affinché venga riconosciuto il suo diritto di comproprietà indivisa.
Benché la comproprietà possa apparire sotto certi aspetti come un gruppo personificato, in particolare attraverso l’emergere di un interesse comune, l’applicazione della regola della maggioranza alla gestione dei beni comuni e alla loro alienazione previa autorizzazione giudiziaria, l’esistenza di attività e passività comuni, la legge non le attribuisce personalità giuridica. Non è un soggetto di diritto. Pertanto, il contratto di locazione concluso in nome di una comproprietà è assolutamente nullo. Non può vantare il diritto di intraprendere un’azione legale.
Inoltre, l’atto emesso in nome di una comproprietà è affetto da un vizio sostanziale che ne determina la nullità in assenza di regolarizzazione. Un’azione relativa a beni indivisi intentata contro un singolo comproprietario è ammissibile, ma la decisione pronunciata al riguardo non è esecutiva nei confronti degli altri comproprietari, a meno che questi non vengano portati in giudizio.
Differenza tra agente e amministratore patrimoniale?
- L’agente immobiliare
L’agente immobiliare è una persona fisica o giuridica incaricata di amministrare e gestire provvisoriamente tutto o parte del patrimonio di una persona per conto e nell’interesse di uno o più eredi.
L’intervento di un rappresentante successorio è frequente quando uno degli eredi è posto sotto tutela o curatela rafforzata.
Chi può nominare un agente successore?
Chiunque dimostri di avere un legittimo e serio interesse nei confronti di uno o più eredi o dell’eredità può nominare un successore mediante mandato postumo.
Gli eredi possono, di comune accordo, decidere, mediante accordo, di affidare l’amministrazione del patrimonio a uno di loro o a un terzo. Stiamo parlando di un mandato convenzionale. Il mandato assume la forma di un accordo tra eredi. ( Articolo 813 del Codice Civile)
Il giudice può, in caso di inerzia, inadempimento o colpa di uno o più eredi nell’amministrazione del patrimonio a seguito di disaccordo, conflitto di interessi o complessità della situazione, nominare un rappresentante della successione. Si parla allora di rappresentante legale. ( Articoli da 813-1 a 814-1 del Codice civile )
Chi può essere designato?
Possono essere designate come rappresentanti successori una o più persone fisiche o giuridiche.
È possibile designare uno o più eredi come successori. D’altro canto, il notaio incaricato della successione non può essere nominato agente immobiliare nell’ambito di un mandato con effetto postumo.
Nell’ambito del presente mandato, gli eredi possono designare qualsiasi persona di loro scelta o una di loro.
Quando il giudice nomina un rappresentante a causa di una successione complessa in cui si verifica un blocco o nel caso in cui uno degli eredi abbia accettato la successione fino alla concorrenza del patrimonio netto, si parla di “rappresentante giudiziale della successione”. È il giudice che conferisce mandato a una persona di amministrare il patrimonio.
Il giudice nomina un curatore successorio su richiesta di un creditore, di uno degli eredi o del pubblico ministero. Può presentare la richiesta anche qualsiasi altra persona avente un legittimo interesse. Tale richiesta può essere giustificata per i seguenti motivi: disaccordo tra gli eredi, inerzia, colpa nella gestione del patrimonio.
Nota: il mandato postumo con cui viene nominato il rappresentante successore deve assumere la forma di un atto autentico sottoscritto davanti a un notaio. Deve essere accettato dall’agente prima della morte del mandante.
Come viene stabilito il mandato?
Se si desidera nominare un rappresentante postumo, è possibile nominare un avvocato, un notaio, un commercialista o un commissario giudiziale. Ciò è particolarmente interessante quando le attività sono ingenti.
Il mandato postumo è un atto autentico, pertanto è necessario rivolgersi a un notaio.
Il mandato convenzionale assume la forma di un atto privato o di un atto sottoscritto davanti a un notaio.
Il mandato può anche assumere la forma di una decisione giudiziaria.
Qual è il mandato dell’agente?
- Agente immobiliare convenzionale
Deve gestire e amministrare il patrimonio. Deve rendere conto della gestione che esercita.
- Agente immobiliare giudiziario
Il giudice stabilisce l’elenco degli atti che il successore legale può compiere (atti di disposizione o solo atti cautelari).
Può essere incaricato di atti di vigilanza o di amministrazione provvisoria del patrimonio (rinnovo di contratti di locazione, prosecuzione dell’attività professionale nel caso di un’impresa). Potrebbe addirittura essere lui il responsabile della divisione del patrimonio.
Può anche, di propria iniziativa, chiedere al giudice l’autorizzazione a compiere un determinato atto se le circostanze lo richiedono.
Qual è la durata del mandato?
Nel mandato postumo, il rappresentante successore viene nominato per un periodo massimo di 2 anni, prorogabile una o più volte mediante decisione del tribunale. Se giustificato dall’incapacità o dall’età degli eredi o dall’esigenza di amministrare patrimoni professionali, la durata del suo mandato può arrivare fino a 5 anni e può essere prorogata con sentenza del tribunale.
Quando l’agente immobiliare è stato nominato di comune accordo dagli eredi, la durata è stabilita dall’accordo.
Nel caso del rappresentante legale della successione, la durata del suo mandato è specificata nella sentenza di nomina.
Termina automaticamente:
- Alla fine del mandato
- In caso di rinuncia al mandato da parte dell’agente
- Sulla vendita di tutti i beni del patrimonio ereditario
- Al momento della sottoscrizione di un accordo di comproprietà tra gli eredi
- Alla nomina di un notaio che si occuperà della liquidazione e della divisione del patrimonio
- Per ordine del tribunale
- L’amministratore del patrimonio
L’amministratore deve agire nell’interesse comune della comproprietà. I suoi poteri sono definiti sia dal giudice nella sentenza di nomina dell’amministratore provvisorio, per adattare i suoi poteri alle esigenze specifiche di ogni comproprietà, sia mediante l’applicazione degli articoli da 1873-5 a 1873-9 del CC relativi alla comproprietà convenzionale.
- Poteri dell’amministrazione provvisoria
Gli articoli da 1873-5 a 1873-9 del CC si applicano nella misura necessaria quando i poteri dell’amministratore provvisorio non sono definiti, ma nulla impedisce al giudice di estenderli.
Amministrare provvisoriamente la comproprietà ( articolo 1873-6 CC ): assicura la gestione dei beni comuni. Gestisce la comproprietà sia in modo attivo che passivo. Può riscuotere gli affitti, deve pagare i debiti della comproprietà. Tuttavia, può compiere atti di disposizione su beni mobili materiali solo ai fini del normale funzionamento dei beni comuni o se la loro conservazione risulta difficoltosa.
Rappresentanza dei comproprietari ( articolo 1873-6 CC ): l’amministratore provvisorio rappresenta i comproprietari negli atti civili e nelle azioni legali di richiesta e di difesa, comprese le azioni che incidono sulla sostanza della legge, come le azioni di ripetizione. Può adottare atti giuridici nei limiti dei poteri stabiliti dal giudice. Le azioni puramente personali sono escluse dalla sua missione. Non ha il diritto di agire senza il consenso dei comproprietari.
Può chiedere autorizzazioni speciali al giudice per gli atti ritenuti necessari che eccedono i suoi poteri. La sua missione può essere modificata durante il suo mandato.
- Diritti e obblighi da rispettare
Deve portare a termine la sua missione. Deve seguire le istruzioni impartite dal giudice. Deve agire con diligenza e rimanere leale nei confronti dei comproprietari.
L’amministratore è in contatto con gli eredi. I comproprietari devono collaborare con l’amministratore provvisorio comunicandogli tutti i documenti utili per l’adempimento del suo compito. Può convocarli per informarli e ascoltarli. I comproprietari potranno in qualsiasi momento consultare i documenti relativi all’esecuzione della missione. Possono chiederne la revoca.
L’amministratore provvisorio è tenuto ad informare i comproprietari ed il giudice del regolare svolgimento del suo incarico. Scrive una relazione in cui spiega le azioni intraprese, i progressi compiuti e le difficoltà incontrate.
L’amministratore provvisorio è sotto la supervisione del giudice per tutta la durata della missione.
In caso di condotta scorretta, egli può incorrere in responsabilità civili e penali. Può anche essere rimosso dal suo mandato e sostituito in caso di palese violazione.
Gli eredi possono rimanere comproprietari oppure il patrimonio deve essere liquidato? In caso di proprietà congiunta, come funziona per gli atti di trasferimento della proprietà?
Prima della divisione del patrimonio, gli eredi sono comproprietari dei beni del defunto. Si applicano le norme degli articoli 815 e seguenti del CC. Per facilitare le regole di funzionamento della comproprietà, è possibile stipulare un accordo di comproprietà tra i diversi eredi. Gli eredi sono comproprietari dell’immobile e ne possiedono una quota.
La comunione dei beni termina con la divisione del patrimonio, che può essere amichevole o giudiziale (artt. 816 e seguenti del Codice civile). Questa condivisione può sempre essere realizzata, anche se il patrimonio ereditario è di scarsa importanza. Ogni erede riceve la sua quota di eredità e ne diventa individualmente proprietario.
- Condivisione amichevole
- Condizioni
In linea di principio, la ripartizione amichevole presuppone che tutti gli eredi concordino di abbandonare la comproprietà.
Se un erede rifiuta di partecipare alla divisione, gli altri eredi possono richiedergli, con atto del commissario giudiziale, di designare una persona di sua scelta che partecipi alla divisione in sua vece.
Se uno degli eredi è un minore o un adulto tutelato oppure non ha dato alcun segno di vita, la ripartizione amichevole è possibile, ma a condizioni particolari.
L’articolo 507 del CC prevede, in senso contrario, che il diritto di partecipare alla ripartizione amichevole è esercitato dal tutore dell’adulto sotto protezione, senza che sia necessaria un’autorizzazione. Solo in caso di conflitto di interessi con il responsabile della misura di protezione sarà necessaria l’autorizzazione del consiglio di famiglia o del giudice per procedere alla divisione amichevole. Pertanto, l’autorizzazione preventiva per le operazioni di condivisione era limitata alla situazione di conflitto di interessi nella condivisione. Ciò è soggetto a verifica da parte del notaio incaricato delle operazioni.
Tuttavia, il rendiconto di liquidazione è in ogni caso soggetto all’approvazione del consiglio di famiglia o del giudice. La degiudicializzazione non è stata completata dopo la riforma della giustizia del 23 marzo 2019.
Si ricorda che l’intervento di un notaio è obbligatorio se la successione comprende beni immobili.
- Realizzazione
La condivisione consiste nell’attribuzione di beni a ciascun erede per un valore pari a quello dei loro diritti di comproprietà.
Gli eredi compongono lotti corrispondenti ai diritti di ciascuno. Si distribuiscono i lotti tra loro di comune accordo o tramite estrazione a sorte. I lotti possono avere valore diverso a condizione che venga effettuato un pagamento di conguaglio agli eredi interessati.
La condivisione amichevole può essere totale o parziale. È parziale quando la comproprietà continua rispetto a determinati beni o a determinate persone.
Durante la divisione, alcuni eredi possono chiedere che vengano assegnati in via prioritaria determinati beni del defunto: questa è la cosiddetta attribuzione preferenziale. Può riguardare abitazioni, veicoli e attività commerciali. Il coniuge superstite o l’erede che abitava nei locali al momento del decesso e che continua a risiedervi può chiedere l’assegnazione preferenziale dell’alloggio e del suo arredamento.
- Costo
In caso di divisione stabilita con atto notarile sono dovute delle spese.
Valore dell’immobile / Scaglioni fiscali | Costo |
Da 0 a 6.500 euro | 4.931% |
Da 6.500 a 17.000 euro | 2.034% |
Da 17.000 a 60.000 euro | 1.356% |
Più di 60.000 euro | 1.017% |
Tabella: Onorari proporzionali dei notai in materia di divisione ereditaria da gennaio 2021;
Potrebbero essere aggiunti altri costi, come commissioni o esborsi.
Inoltre, in alcune divisioni tra coeredi è dovuta un’imposta denominata imposta di divisione. Le autorità fiscali prelevano quindi una percentuale del valore del patrimonio.
Agevolazioni fiscali: condivisione pura e semplice
- Ambito di applicazione del diritto di divisione o imposta sulla pubblicità fondiaria
- Principi
L’articolo 647 del Codice Generale delle Imposte (CGI) prevede che la suddivisione dei beni immobili sia soggetta alla formalità unificata effettuata dal competente servizio del catasto e all’imposta catastale che comprende le imposte di registro.
Lo stesso vale per le azioni relative sia a beni mobili che immobili.
Gli atti che attestano divisioni riguardanti esclusivamente mobili sono soggetti alla formalità della registrazione entro un mese dalla loro data.
- Eccezioni
- Quote di fondi comuni di investimento e quote di fondi di investimento immobiliare
Ai sensi dell’articolo 749 del CGI, i rimborsi di quote di fondi comuni di investimento (FCP) e di quote di fondi di investimento immobiliare (FPI), nonché la distribuzione del patrimonio di tali fondi tra i titolari, dopo lo scioglimento del fondo, sono esenti dall’imposta di registro o dall’imposta di pubblicità fondiaria prevista dall’articolo 746 del CGI.
È anche accettato che l’esenzione dai dazi sia combinata con un’esenzione dalla formalità nei casi in cui questa sarebbe normalmente obbligatoria.
Quando il titolare di quote di un fondo di investimento immobiliare si trova in uno dei casi di cui alle lettere a) e b) dell’articolo 730 quinquies del CGI, si applica un’imposta di registro nella misura stabilita dal 2° comma dell’articolo 726 del CGI. Tuttavia, tale imposta di registro non si applica quando il titolare che richiede il rimborso delle azioni è esso stesso un organismo di investimento collettivo del risparmio (articolo 749 co. 2 CGI).
- Proprietà condivisa di edifici in comproprietà
L’articolo 749 A del CGI prevede che la condivisione di beni edificati, gruppi di beni edificati o complessi immobiliari soggetti alla legge n. 65-557 del 10 luglio 1965, modificata, che istituisce lo statuto di comproprietà di beni edificati , e la ridistribuzione delle parti comuni che ne deriva sono esenti dall’imposta di registro o dall’imposta di pubblicità fondiaria previste dall’articolo 746 del CGI.
- Condivisione dell’eredità relativa agli immobili situati in Corsica
Per agevolare la liquidazione delle successioni congiunte aventi ad oggetto beni immobili situati in Corsica, l’articolo 750 bis A del CGI prevede un’esenzione temporanea dall’imposta di divisione fino a concorrenza del valore dei beni immobili situati in Corsica sugli atti di divisione ereditaria stipulati tra il 1° gennaio 1986 e il 31 dicembre 2014, quando sono conclusi solo tra i comproprietari originari, il loro coniuge, gli ascendenti, i discendenti o gli aventi diritto universale di uno o più di essi.
L’esenzione si applica indipendentemente dal luogo del decesso e dal domicilio sia del defunto che delle parti dell’atto. È limitato al valore degli immobili situati in Corsica.
Il diritto di partecipazione rimane spettante anche sugli altri beni oggetto della partecipazione.
L’esenzione dall’imposta di compartecipazione si applica a condizione che il documento attestante la compartecipazione sia autentico e specifichi i riferimenti del testo che prevede l’esenzione (art. 750 bis A CGI).
- Trasformazione di una società o ente sottoposto al regime di società di persone di cui agli articoli 8, 8 bis e 8 ter del CGI in associazione di avvocati
Ai sensi dell’articolo 749 B del CGI, le operazioni di trasformazione di cui al primo comma dell’articolo 151 octies C del CGI sono esenti dall’imposta di registro o dall’imposta di pubblicità fondiaria previste dall’articolo 746 del CGI.
Inoltre, la decisione di trasformazione deve essere registrata, al tasso forfettario per gli atti innominati previsto dall’articolo 680 del CGI, entro un mese dalla sua data presso l’ufficio incaricato della registrazione ( articoli 635, 1-5° e 638 A del CGI).
- Vendita della comunione dei beni e clausole relative alla ripartizione del prezzo
Il diritto di divisione è normalmente pagabile in base a un atto di vendita di una proprietà indivisa contenente clausole per la distribuzione del prezzo di vendita. Ma, come misura di moderazione, l’amministrazione decise di rinunciare alla riscossione.
Il diritto di ripartizione è in linea di principio dovuto sulla parte del prezzo di vendita che non è pagata in contanti o in titoli analoghi e che viene immediatamente ripartita tra i venditori in base ai rispettivi diritti. Tuttavia, a titolo di misura moderatrice, ispirata a una preoccupazione di semplificazione e di alleggerimento, si accetta che questo diritto non sarà più rivendicato, in futuro, nei contratti di vendita di beni indivisi contenenti clausole relative alla ripartizione del prezzo (RM Beauguitte n°4813, JO AN del 18 maggio 1960, p.909).
In questo caso, non è richiesta alcuna quota di compartecipazione da parte dell’amministrazione se questa vendita viene successivamente menzionata in un nuovo documento, come un accordo o una sentenza di divorzio.
- Aliquota e modalità di pagamento dell’imposta di condivisione
- Tariffe
L’aliquota dell’imposta di pubblicità fondiaria o dell’imposta di registro applicabile alle azioni pure e semplici è stabilita dall’articolo 746 del CGI. L’aliquota standard applicabile è del 2,5%.
- Condizioni di pagamento
Sono quattro le condizioni per il pagamento dell’imposta di pubblicità fondiaria o di registro risultante dal 7° comma dell’articolo 635 del CGI e dall’articolo 746 del CGI:
- Esistenza di un atto
Per poter pagare l’imposta proporzionale è necessario che vi sia un documento che stabilisca la divisione. Infatti, le disposizioni del 7° comma dell’articolo 635 del CGI sottopongono a formalità solo gli atti che registrano una divisione. Ne consegue che la comunicazione verbale non è soggetta alla formalità obbligatoria.
Ma quando i comproprietari dichiarano in un atto di aver precedentemente soddisfatto, mediante divisione verbale, in tutto o in parte, i loro diritti, l’imposta di divisione è dovuta sui beni precedentemente divisi.
In questo modo l’amministrazione ha richiesto l’imposta di ripartizione su un certificato notarile relativo a un accorpamento rurale e alla distribuzione dei nuovi beni tra i beneficiari del contribuente defunto, poiché tale atto deve essere considerato come costituente il titolo di un precedente accordo verbale.
- Esistenza di comproprietà tra i comproprietari
Deve quindi esserci una comproprietà tra i comproprietari. È quindi necessario che esista tra le parti una vera e propria comproprietà, cioè un diritto di proprietà a favore di più persone su una stessa cosa che appartiene a ciascuna di esse solo per una quota o per una quota.
L’articolo 746 del CGI sottopone tutte le azioni al diritto di ripartizione “a qualsiasi titolo”. Non c’è quindi motivo di preoccuparsi dell’origine della comproprietà da cui provengono i beni oggetto della divisione (beni acquisiti congiuntamente, beni ricevuti per successione ereditaria o donazione, ecc.).
Tuttavia, nel determinare la base del diritto alla quota e l’aliquota fiscale applicabile, si tiene conto dell’origine della comproprietà.
Inoltre, è importante che questa comproprietà continui a esistere al momento della divisione e non sia mai scomparsa per nessun motivo.
Di conseguenza, quando nella divisione vengono inclusi beni già divisi con atto formalizzato, è necessario escluderli dalla liquidazione dell’imposta. L’assegnazione a qualcuno diverso dal proprietario apparente di una proprietà precedentemente condivisa costituisce una vendita o uno scambio se il precedente cessionario riceve denaro o altri beni in sostituzione.
In assenza di comproprietà, l’atto deve essere soggetto all’imposta di trasferimento. Ciò significa che non esiste alcuna comproprietà tra il proprietario del terreno e il proprietario della superficie; l’assegnazione di uno di questi elementi al proprietario dell’altro costituisce pertanto una vendita ordinaria.
La comproprietà non esiste neanche tra l’unico proprietario di un terreno e il costruttore di un edificio su quel terreno, anche se il proprietario e il costruttore sono coniugi.
Allo stesso modo, se gli edifici vengono costruiti su un terreno di proprietà comune dei costruttori, tali edifici non diventano di proprietà comune.
La situazione sarebbe diversa se la costruzione fosse stata realizzata congiuntamente dai comproprietari del terreno e l’atto di concessione dei beni divisi fosse soggetto all’imposta di divisione.
Infine, non esiste alcuna comproprietà tra l’usufruttuario e il nudo proprietario dello stesso immobile, essendo ciascuno titolare di un diritto privato su tale immobile.
Ne consegue, in linea di principio, che l’atto con cui l’usufruttuario abbandona al nudo proprietario tutto o parte del suo usufrutto e riceve in cambio una quota di piena proprietà costituisce uno scambio e non una condivisione.
Ma ci sono molte eccezioni a questa regola. È in particolare accettato che la conversione in piena proprietà dell’usufrutto legale del coniuge potrebbe essere analizzata, in alcuni casi, come una semplice operazione di ripartizione imponibile in quanto tale.
Analogamente, ai sensi dell’articolo 917 del codice civile (C. civ.), l’abbandono della proprietà della quota disponibile in cambio di un legato in usufrutto eccedente la quota disponibile non costituisce trasferimento ed è soggetto solo all’imposta di divisione.
Infine, sebbene non vi sia comproprietà tra l’usufruttuario e il nudo proprietario dello stesso immobile, i trasferimenti di diritti successivi o le aste in usufrutto o in nuda proprietà a favore di eredi, legatari o donatari che siano nudi proprietari o usufruttuari dello stesso immobile sono soggetti all’imposta di pubblicità fondiaria o all’imposta di registro nella misura prevista dal II comma dell’articolo 750 del CGI.
- Giustificazione della comproprietà
La legge richiede inoltre che la comproprietà sia giustificata. Spetta alle parti fornire la prova della comproprietà dei beni oggetto della divisione, salva la facoltà dell’amministrazione di verificarla o contestarla. Tali giustificazioni possono essere fornite con qualsiasi mezzo di prova compatibile con la procedura scritta.
Possono quindi risultare da dichiarazioni di atti stessi, di libri aziendali regolarmente tenuti, di registri, note e documenti interni e da presunzioni gravi, precise e concordanti.
È altresì ammesso che le giustificazioni derivino da dichiarazioni verosimili e non contraddette delle parti, supportate, ove opportuno, da documenti di famiglia o da relazioni peritali disposte dal tribunale.
Le parti devono inoltre fornire la prova, alle stesse condizioni, dei diritti di comproprietà, affinché l’amministrazione possa verificare che le assegnazioni loro assegnate siano conformi ai loro diritti e che la divisione non comporti plusvalenze di un lotto sull’altro.
In assenza di sufficienti giustificazioni, sia dei diritti delle parti sia della comproprietà di determinati valori, occorre prescindere da entrambi, determinare i diritti dei comproprietari sui valori comuni la cui comproprietà è giustificata, riscuotere l’imposta di conguaglio sulle plusvalenze risultanti per determinati lotti, salvo che si tratti di divisione ereditaria, comunione coniugale, comproprietà tra coniugi o tra partner vincolati da un PACS o comproprietà derivante da una donazione-compartizione che beneficia del regime preferenziale e l’imposta di trasferimento a titolo oneroso sui lotti assegnati ai comproprietari che non siano comproprietari.
- Esistenza di una vera e propria operazione di condivisione
Infine, l’imposizione proporzionale può essere richiesta solo se l’atto presentato per la formalità costituisce una vera e propria condivisione, vale a dire trasforma il diritto astratto e generale di ciascun comproprietario sulla massa comune in un diritto esclusivo di proprietà sui beni compresi nella sua sorte.
Non è dovuta, di conseguenza, per gli atti che si limitano a stabilire i diritti delle parti senza procedere ad alcuna attribuzione privata.
Tali atti preparatori alla condivisione possono dar luogo solo al diritto fisso degli atti non nominati. Ma la tassazione proporzionale è dovuta anche senza che abbia luogo alcuna riscossione effettiva dei lotti.
- Base e liquidazione dell’imposta di condivisione
- Principio di liquidazione sull’ammontare del patrimonio netto condiviso
Ai sensi dell’articolo 747 del CGI, l’imposta di ripartizione è calcolata sull’ammontare del patrimonio netto condiviso, vale a dire sul patrimonio lordo cumulativo dei beni francesi e stranieri, al netto delle passività che gravano sul patrimonio indiviso.
L’imposta di divisione è dovuta sui beni esteri perché non è un’imposta che influisce su un trasferimento, essendo la divisione considerata nel diritto francese un atto dichiarativo.
Essa riguarda, nelle divisioni ereditarie, i rapporti di donazione in natura o di acconto (donazioni anticipate sulla quota ereditaria) e, in tutte le divisioni, i rapporti di debito.
Non incide invece sulle dichiarazioni fittizie effettuate ai sensi dell’articolo 922 del CC per il calcolo della quota disponibile, sia in base alle donazioni fatte agli eredi rinunciatari o agli stranieri, sia in base alle donazioni fatte ai successori fuori dalla quota ereditaria. Ma se la donazione eccede la quota disponibile, l’eccedenza, dopo la riduzione effettuata da uno straniero o da un successore, entra effettivamente nella massa da dividere e deve sopportare l’imposta di condivisione.
È dovuta anche sulle reintegrazioni dell’imposta di successione, cioè sulle somme versate dall’eredità a titolo di liberazione degli eredi prima della data fissata per il godimento diviso e da questi comunicate a tale eredità.
Anche il risarcimento dovuto dai coniugi alla comunione coniugale è soggetto all’imposta di ripartizione, ma può essere tassato solo l’eccedenza del risarcimento rispetto al risarcimento ottenuto.
Infine, quando i comproprietari dichiarano di aver precedentemente diviso amichevolmente determinati beni senza che sia stato redatto alcun atto, l’imposta di divisione è dovuta su tali beni.
- Valore imponibile del patrimonio netto condiviso
- Valore imponibile del patrimonio netto condiviso
Il valore imponibile dei beni condivisi è il loro effettivo valore di mercato. Se nell’atto non viene determinato il patrimonio netto comune, base per la tassazione, le parti devono fornire una dichiarazione di stima dettagliata, redatta ai sensi dell’articolo 851 del CGI.
- Momento della stima del patrimonio netto condiviso
In linea di principio, la valutazione dei beni deve avvenire alla data dell’atto di divisione. Tuttavia, se le parti indicano una data diversa da quella del godimento diviso, l’imposta è calcolata sul valore dei beni a tale data, salvo il caso di frode o errore manifesto che spetterà all’amministrazione accertare e purché il periodo trascorso tra la data del godimento diviso e quella dell’atto di divisione abbia scarsa importanza.
A questo proposito, la Corte di Cassazione ha stabilito che spetterà al giudice del merito determinare, a proprio insindacabile giudizio, tenendo conto delle circostanze del caso di specie e ispirandosi ai rispettivi interessi dei condividenti, la data, sicuramente la più prossima possibile all’atto di divisione, in cui i beni vanno valorizzati e che costituisce il punto di partenza del godimento diviso.
Pertanto, la data del godimento congiunto convalidata dal giudice del merito, a qualsiasi titolo, in una sentenza divenuta definitiva, non può essere messa in discussione dall’amministrazione e la tassazione dei beni deve essere basata sul loro valore a tale data.
- Deduzione delle passività gravanti sulla massa condivisibile
Per il calcolo del diritto di condivisione o dell’imposta sulla pubblicità fondiaria devono essere dedotti gli oneri gravanti sulla massa condivisa.
In particolare, costituiscono passività deducibili:
– imposte di successione e spese dell’atto di divisione;
– i debiti del defunto verso gli eredi;
– legati specifici di somme di denaro lasciati dal defunto;
– le ricompense dovute dal patrimonio alla comunità.
Le parti non sono tenute a giustificare o specificare le passività; possono indicarne l’importo in blocco.
- Casi particolari di condivisione pura e semplice
- Condivisione parziale
Se i comproprietari condividono solo una frazione della proprietà indivisa, l’imposta di divisione è dovuta solo sul valore di questa frazione.
Ma se a uno dei comproprietari viene assegnata una quota definitiva mediante assegnazioni rappresentanti la sua quota nella massa indivisa, mentre gli altri comproprietari rimangono nella comproprietà per la eccedenza della massa, l’imposta è dovuta su tutti i beni indivisi, perché la divisione riguarda tutti i beni. Questa regola non si applica alle azioni della società per le quali l’imposta è dovuta solo sui beni assegnati.
In quest’ultimo caso, e fatta salva l’eccezione relativa alle società, se i soggetti rimasti in comproprietà procedono alla divisione con lo stesso atto, per tale suddivisione non è dovuto alcun tributo o imposta.
Al contrario, l’operazione è imponibile se avviene con atto separato.
Inoltre, in caso di ripartizione parziale, le passività sono deducibili dal patrimonio lordo ripartito solo per la frazione che eccede il valore dei beni rimasti in comproprietà, ritenendosi le passività imputate, in via prioritaria, ai beni non compresi nella ripartizione.
Se però una parte del patrimonio oggetto di divisione parziale è espressamente destinata al pagamento delle passività indivise, questa deve essere integralmente detratta dal patrimonio comune. Lo stesso vale se l’atto di divisione regola la distribuzione dei debiti, stabilendo che ciascun comproprietario li sopporterà in una determinata proporzione.
- Rapporto di indagine sui confini
In linea di principio, la relazione di confine, il cui scopo è stabilire la linea di demarcazione tra due proprietà, tenendo conto dei diritti delle parti quali risultano dai titoli di proprietà esistenti, è un documento puramente confermativo. La sua pubblicazione dà luogo alla riscossione dell’imposta sulla pubblicità fondiaria nella misura fissa prevista dall’articolo 674 del CGI.
Tuttavia, se la delimitazione dei confini ha l’effetto di modificare la consistenza del terreno, l’imposta sulla pubblicità fondiaria è dovuta sul valore dell’area sottratta a un’unità di terreno da aggiungere all’altra. Secondo le dichiarazioni contenute nel verbale, l’imposta è dovuta nella misura prevista nella vendita, nello scambio o nella ripartizione.
- Ripartizione di un patrimonio comprendente beni immobili o diritti immobiliari per i quali il diritto di proprietà del defunto non è stato accertato prima della sua morte mediante un documento debitamente trascritto o pubblicato
In caso di divisione di un patrimonio comprendente sia beni immobili o diritti immobiliari titolati sia beni immobili o diritti immobiliari per i quali il diritto di proprietà del defunto non era stato accertato prima della sua morte mediante atto debitamente trascritto o pubblicato, l’imposta di divisione versata durante la prima divisione è deducibile dalle imposte dovute a seguito della nuova divisione, compresi beni immobili o diritti immobiliari per i quali il diritto di proprietà del defunto non era stato accertato prima della sua morte mediante atto debitamente trascritto o pubblicato e che sono stati titolati, a condizione che ciascuno dei comproprietari conservi la proprietà o i diritti che gli erano stati attribuiti durante la prima divisione.
Fine della parentesi
- La messa in discussione della condivisione
- Richiesta di cancellazione
Un erede può chiedere al tribunale di annullare la divisione nelle due situazioni seguenti:
- Il suo consenso gli è stato estorto con la violenza o con l’inganno. A seconda delle circostanze, il tribunale può autorizzare una divisione supplementare o correttiva.
- Fu dimenticato quando la tenuta fu divisa. L’erede interessato può anche reclamare al tribunale la sua quota in natura o in denaro.
Ha un periodo di 5 anni per agire.
- Richiesta di supplemento
Un erede può richiedere un’integrazione in natura o in denaro se dimostra che il lotto ricevuto è inferiore a un quarto di quanto avrebbe dovuto ricevere. In questo caso può agire entro 2 anni.
- Condivisione giudiziaria
- Condizioni
Quando la ripartizione amichevole non è possibile (ad esempio, in caso di opposizione di uno dei comproprietari), gli eredi possono adire il tribunale del luogo in cui è stata aperta la successione.
- Realizzazione
La condivisione consiste nell’attribuzione di beni a ciascun erede per un valore pari a quello dei loro diritti di comproprietà.
Se la situazione è semplice, il giudice ordina la divisione.
Nel caso di un patrimonio complesso, il tribunale nomina un notaio per svolgere le operazioni di divisione e un giudice per supervisionare tali operazioni.
Se un erede richiede un’assegnazione preferenziale: in una divisione dei beni (ad esempio: in seguito a un’eredità o a un divorzio), il diritto concesso a una persona di vedersi assegnare un bene (azienda agricola, casa, ecc.) in via prioritaria rispetto agli altri comproprietari (ad esempio: gli eredi) di determinati beni, viene deciso caso per caso dal giudice.
In ogni momento gli eredi possono rinunciare al procedimento giudiziario e proseguire con la divisione amichevole, se ne ricorrono le condizioni.
- Costo (vedi Costo – Condivisione amichevole)
- Mettere in discussione la condivisione (vedi Mettere in discussione la condivisione – Condivisione amichevole)